sabato 31 ottobre 2020

TORTA COLOMBIANA DI PLATANO

 

 

Già, "platano". Naturalmente non è il platano delle nostre parti, albero molto bello per viali e ombra. E' un'altra specie di banano, precisamente la musa paradisiaca, (chiamata platano in Colombia), che dà frutti uguali, come forma, alle banane, ma più grandi: lunghi dai quindici ai trenta centimetri e che si mangiano solo cotti.

Riporto la fotografia trovata sull'Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, visto che non ho pensato di fotografare i tre frutti che mi sono stati regalati, con tanto di ricetta, da una persona colombiana.

 


I platani si possono usare per ricette salate o dolci, sia quando sono ancora verdi sia quando la buccia è molto scura e il frutto è molto maturo.
Infatti questo dolce è stato pensato per utilizzare i platani molto maturi, per non buttarli. 
Ne ho ricevuti tre, con la buccia ormai a macchie scure, ma dentro il frutto era perfetto, di un bel giallo-crema. La torta si chiama, in Colombia, "torta di maturo"
 

      TORTA  DE  MADURO
 
     Ingredienti
 
3 platani
360 g farina 0
150 g zucchero
500 ml latte
6 uova m
10 g lievito in polvere
pizzico sale
uvetta qb

     Procedimento

Frullare a purè i tre platani crudi, poi aggiungere la farina, già setacciata col lievito in polvere, e tutti gli altri ingredienti. Mescolare bene il tutto per renderlo omogeneo; si ottiene un impasto assai morbido. Versare nello stampo e mettere in forno statico a 170° per un'ora e mezza.
 
 
 


Il risultato del mio dolce mi aveva lasciato molto perplessa: la superficie non era liscia ma a grosse bolle, e la consistenza interna era particolare. Credevo di aver toppato.
Sottoposto il dolce al giudizio di due donne colombiane, mi son sentita dire che così si presenta la torta anche nelle loro pasticcerie, e che era- oltre che ben riuscita- anche molto buona. 
Grande soddisfazione mia per aver fatto bene una cosa mai vista né assaggiata.
Ecco perché la propongo: se avete voglia di qualcosa di insolito... provate la torta di platano maturo.


    



domenica 18 ottobre 2020

CALAMARETTI ALLA PIASTRA

 


Aaahh... la soddisfazione! Quando si trovano calamaretti davvero piccoli e freschissimi, farli alla piastra è pura goduria. Magari sarebbero ancora meglio alla griglia, ma, dato il tempo ballerino tra sole e pioggia e la poca voglia di ripescare la griglia in oscuri meandri, la piastra in ghisa è stata un buon succedaneo.
Sono dolci, morbidi, saporitissimi.
 
     Ingredienti
 
calamaretti freschissimi
olio evo
sale e pepe
erbe aromatiche

Usare solo il mantello dei calamari. ( Con teste e tentacoli si può fare un sughetto ). Tagliarlo dal lato lungo e aprirlo. Asciugare per bene i due lati, e poi immergere tutti i calamaretti pronti in una marinata preparata con olio, succo di limone, sale, pepe ed erbe aromatiche. ( Io non ho avuto il tempo di raccoglierle nell'orto prima del buio e così non le ho messe; devo dire che non mi sembrano indispensabili! )
Adagiarli sulla piastra già calda e cuocerli due minuti per parte. 
I miei si sono arricciati, ma cotti bene ugualmente.
Incredibilmente buoni!

martedì 13 ottobre 2020

SARDONI IN SAVOR alla triestina

 

Era tanto che non li preparavo così. Per i non triestini: i sardoni sono le alici. 
Non so perché, ma talvolta mi capita di dimenticare per un po' qualche ricetta, anche amatissima. Improvvisamente li ho ricordati con una gran voglia di gustarmeli. Ed eccoli pronti; devo solo aspettare  due giorni affinché si insaporiscano per bene.
C'è anche una simpatica leggenda che li riguarda, viva tra i pescatori dell'Alto Adratico, raccontata da Cesare Fonda, con le altre informazioni storiche.
Nella prima metà dell'ottocento, il Signore scelse proprio un mercoledì d'agosto per chiamare a sé il venerato arciprete di Chioggia. Messo al corrente del luttuoso evento, il Patriarca di Venezia espresse il vivo desiderio di dare l'estremo saluto al prelato, ma, a causa di inderogabili altri impegni, non avrebbe potuto essere presente prima del lunedì successivo.
"Sinque giorni!", esclamò un vecchio pescatore "Con 'sto caldo? A ne tocarà fare l'arciprete in savor, ciò!"
Anche da questa battuta del pescatore si può dedurre che "il savor" nasce dalla necessità di conservare il pesce pescato abbondantemente d'estate.
La prima notizia sicura su questa preparazione, che ha generato tutte le marinate oggi note con questo e altri nomi ( carpione, scapece, escabeche, scapeccio ecc. ), si rintraccia nel De Re Coquinaria di Apicio, del primo secolo a.C. E' molto probabile che la ricetta sia tra quelle che furono aggiunte più tardi, data la sua estrema semplicità in contrasto con la complessità e sontuosità delle altre ricette apiciane.
Tanta semplicità si è conservata soltanto nel "savor triestin".

 


     Ingredienti

1 kg di sardoni fritti, sgocciolati e raffreddati

1 cucchiaio di olio evo delicato

1 kg di cipolla tagliata a fettine molto sottili

1 bicchiere abbondante di buon aceto bianco

1 o 2 foglie di alloro 

sale e pepe

     Procedimento

Versare l'olio in un tegame largo e basso, ungendo con cura tutto il fondo. Il tegame deve contenere comodamente tutta la cipolla; aggiungere sale e pepe e, dopo aver mescolato bene, coprire il tegame e metterlo su fiamma molto bassa per cinque minuti: la cipolla cederà la sua acqua. Continuare la cottura a recipiente scoperto, sempre a fiamma bassa, mescolando ogni tanto. Se la cipolla tende a scurirsi troppo aggiungere un po' d'acqua. Quando tutta la cipolla sarà diventata trasparente e di colore rosato, unire un bicchiere abbondante di ottimo aceto bianco e un po' meno di acqua fredda. Il liquido dovrebbe coprire di almeno un dito tutta la cipolla. Unire l'alloro, alzare la fiamma al massimo e far bollire a recipiente scoperto finché il liquido sarà ridotto della metà.
Stendere sul fondo di una terrina uno strato di savor, disporre su questo uno strato di sardoni fritti, e continuare alternando gli strati. L'ultimo deve essere di savor. Versare nella terrina anche tutto il liquido rimasto e conservare in luogo fresco. E' bene lasciar marinare il pesce almeno un paio di giorni, prima di servirlo.

domenica 4 ottobre 2020

MANDORLE CIOCCOLATO E 5 ALBUMI

 

 

Quando hai preparato un dolce con soli tuorli, che fai? Semplice: un dolce con soli albumi. E' quello che "con grande dispiacere" ho dovuto fare. Ho scartabellato qualche mio vecchio libro tedesco ( di Katharina Prato ), dove so di trovare quello che fa per me, ed ecco pronte morbide, goduriose fettine per la colazione. E la giornata comincia molto meglio.

     Ingredienti

63 g di cedro candito finemente tritato

94 g di cioccolato grattugiato

5 albumi ( di uova m )

175 g di zucchero 

156 g di mandorle finemente tritate

buccia grattugiata di mezzo limone

 


      Procedimento

Mescolare in una ciotola lo zucchero, le mandorle, il cedro candito, il cioccolato e la buccia del limone. Montare gli albumi a neve molto soda ( non con il sale ma con un cucchiaino di succo di limone ) e aggiungerli alla miscela precedente con attenzione. Versare il tutto in uno stampo ( ho usato uno di 22 cm di diametro ) imburrato e infarinato e metterlo in forno statico a 180° per un'ora. Prova stecchino.
Quando la torta è raffreddata si può ricoprire con una ghiaccia al rum.
 
     Ingredienti
 
120 g di zucchero a velo
2 cucchiai di acqua
1 cucchiaio di rum
 
Mescolare in un pentolino i primi due ingredienti e riscaldare a fuoco basso finchè il tutto diventa limpido; aggiungere alla fine il rum e quindi versare rapidamente la miscela sulla torta in uno strato sottile.

Non sono contenta del risultato sulla  mia torta. Secondo me ci vogliono almeno 150 g di zucchero a velo e acqua in proporzione: il mio strato è risultato troppo sottile, non ricopre, ma non ho avuto la voglia di fare altra ghiaccia.
Ho decorato con dei fiorellini di cioccolato bianco, avanzo di esperimenti precedenti.




venerdì 2 ottobre 2020

CESTINI DOLCI

 


Cercavo ispirazione per un dolcetto da colazione che non fosse la solita brioche, e così son ricorsa ad un libretto di Iginio Massari ( A scuola di pasticceria con Iginio Massari Nr 8- Biscotti ).

Come non innamorarsi subito di questi cestini? Detto-fatto, eccoli pronti. Inutile dire che sono squisiti...

     Ingredienti

250 g burro

250 g zucchero a velo

1 g di sale

1/2 bacello di vaniglia

scorza grattugiata di 1 limone

500 g farina 00

80 g di tuorli

100 g latte

3 g lievito in polvere



     Procedimento

Nella planetaria ( o manualmente ) montare, con lo scudo, il burro con lo zucchero, il sale, i semini di vaniglia e la scorza di limone. Aggiungere metà della farina setacciata poco per volta, alternandola ai tuorli mescolati con il latte.

Mescolare la farina rimasta con il lievito e aggiungerli al resto con una spatola. 

Con un sac à poche con bocchetta dentellata modellare dei pasticcini a forma di rosetta in un pirottino da inserire in uno stampino di teflon o in uno stampo multiplo da muffins. 

Forno a 190° per 15/20 minuti.


 

Con queste quantità mi sono venuti 14 cestini in pirottini da 7 cm di diametro.