venerdì 30 novembre 2018

UNO SPETTACOLO DELLA NATURA




Sono rimasta senza parole, affascinata da questo incredibile tramonto triestino, visto da casa mia.
Era il primo di novembre.

XE QUA L'INVERNO




Sul sito "Trieste di ieri e di oggi" Walter Coderin ha pubblicato questa poesia, che ho copiato.


Giusta giusta per certi giorni...


XE QUA L’INVERNO

Xe qua l’inverno, fermi pei cantoni
De le contrade, co la su’ foghera
I castagneri brùstola i maroni
E i petorali bòi nela caldiera.

I pagnaroi cuciai sui cornisoni
I guarda malinconichi per tera.
Per zinque mesi adesso semo boni
O neve o bora... e altro no se spera.
Beati quei che pol ben ben taparse
In t’un capoto, o che i sa andove andar
A ristorarse el stòmigo e scaldarse
Ma ghe xe tanti che no pol trovar
Gnanca una strazza per invultizzarse
E un toco de polenta de magnar!
Xe tanti inveze che i ga sie capoti
Le stüe sempre piene de carbon
Galine in te le tecie e vin nei goti
E ’l palco caparado pel veglion;
Epur no i pensa che coi ossi roti
Xe tanti che se buta sul paion
Dopo zenà con due fasoi mal coti
Studiando cossa i ghe dirà al paron
Co ’l vegnarà per incassar l’afito
Del cucio tropo basso per un can
(Chè cola coda el tocarìa el sufito).
Se penso, mi me morsigo le man
Che mondo infame, ma chi mai ga scrito
«Per ti bonboni e per ti gnanca pan!?».

                                                                        Flaminio Cavedali
                                             Trieste, 12 aprile 1870 - Trieste, 13 giugno 1950

mercoledì 28 novembre 2018

IN RENA VECIA


Walter Coderin ha pubblicato questa poesia sul sito di  "Trieste di  ieri e di oggi". Lo ringrazio per avermela fatta conoscere.

IN  RENA VECIA

Sè stufi de teatri e pantomine?
No volè più sintir stonar cantanti?
Ve fa noia veder le balarine
O de sintir zigar i comedianti?
Se volè divertirve senza pena
vignì con mi su pal pontal de Rena.
Che confusion, che ciasso, che bacani,
In teatro no xe scene più bele,
Babe, muli, putei, fioi, gati e cani
I xe tuti strucai come sardele
In casupole strete, alte un taco,
Fate de zerto soto… Marco Caco.
Per le stradele storte e fate a bissa
De continuo le babe le zavata,
I muli i ziga, i canta, i cori, i sbrissa,
I gati cori drio de qualche gata,
E su le porte babe, mame e fioi
Che lata i futuri Renarioi!
Su per la riva po che va’l convento
Xe un continuo zigar de venditori,
‘Na confusion che fa squasi spavento,
Un bestemiar che fa tremar i cori.
Babe che ziga’l loto, pegnarole
Che vendi straze a peso de parole!
Più zo xe’l sorbetier che vendi pana
E ciculata uso cafeteria,
Più in là: zuca-baruca rosta e sana
A un soldo’l toco par la mularia,
Che tuto’l giorno a colpi de bancheto
I fa saltar el soldo pal sorbeto!
Più lontan una baba meti al loto
De pedoci de mar una gran tecia;
“Boni” la ziga “par far el risoto!
Pedoci, novità par Rena Vecia!
Vardeli che bei tochi! che farsora!”
“Chi vol l’89 ch’el vien fora?”
In un canto xe i muli del sasseto
Che i gioga in sconto, par i lampareti;
Più in là tre muli soto d’un mureto
I gioga spana muro coi stecheti;
Le babe pai portoni, no se disi,
Co’ la tombola in man, le neta i bisi!
De qua, de là se senti fis’ci e canti,
Sessolote che urla come mate,
Rider, ciassar, bestemie, zighi e pianti,
Sabater de porte e colpi de zavate,
Muli che se sbarufa pal sasseto
O che scampa davanti’l lampareto!
“Gelati! Frambua, pana e ciculata!”
“Zuca-baruca” “Babe chi ga straze?”
“Limonadaaa! Oh che bona! Oh che gelada!”
“Chi ga ossi? Chi vol el zercastraze?”
Spazacamin!” “El gua” “L’ombrelajo!”
“Conzapignateeee!” “Conzacaldiereeee!”
E fra mezo sti zighi che frastona
Un gran passar de gente, un gran trambusto,
E sora tuto più forte risona
De lontan la campana de San Giusto
E a quei gran colpi che’l batocio mena,
Rimbomba l’aria e par che tremi Rena!
E in sto bordel tre babe ogni matina
I sogni le se conta e le malore
E le studia par far una zinquina,
Giogarla al loto e po diventar siore.
Ma ogni sabo, propio, par malora,
Gnanca uno no vol vignirghe fora!
Sui scuri, su le porte e pai balconi
Come se fussi un giorno de gran festa,
Se vedi biechi, tochi de paioni,
Che pica zo e i casca su la testa.
E po par tuto straze, bande e tole,
che le sta ferme o le camina sole!
Se volè schivar de qualche straza,
Che ve toca la fronte o pur la boca,
Un pàndolo ve capita o la mazza
De qualche mulo e a chi ghe toca… toca!
Andé zercarlo po, se gavè lena,
Par tute le stradele che xe in Rena!
Ma bastarà cussì! Se’ndemo ancòra
Par queste contradele e ste viuzze
Ris’ciaremo de no trovarse fora
O d’esser sofigadi da le spuze
Dei canai, dei zento scovazoni
Spalancadi in mezo dei portoni!
E là sul canton di fronte al Crocefisso
sta Angiolina col suo bel sguardo fisso.
La guarda lontan oltra’l mar zelestin
su la porta del “Bon Zitadin”.
Un aventor ziga: “Un quarto de vin!”
Ma no la lo scolta, la pensa al suo Giovanin…

1903 E. Barison

CROSTATA CHE PENSA DI ESSERE UNA TORTA




Avevo intenzione di fare la solita crostata con una delle tante marmellate preparate la scorsa estate. Ma, intanto che impastavo, mi sono ricordata del libretto di Massari, uscito da poco: il numero due della serie che sta pubblicando, su pasta frolla e crostate. Ho pensato di sfogliarlo per trovare una farcia differente, ma mi sono bloccata a pag 101 sulla " Crostata Italiana ".
Naturalmente avevo già miscelato i miei ingredienti per la frolla... Però che interessante e bella la torta di Massari... ma troppe uova, che in questo momento non posso usare... hmmm...
Insomma ho rischiato, facendo quello che io chiamo un fritto misto: ho semplicemente aggiunto ai miei ingredienti quelli che mi attiravano tanto nel dolce di Massari. 
Il risultato? Di sicuro molto diverso da quello del Maestro, ma anche una crostata decisamente differente dalle solite e molto, molto buona.




     Ingredienti

175 g farina 00 ( ho usato il tipo "griffig" che compro in Austria )
75 g fecola
100 g burro
100 g zucchero
1 uovo ( m )
75 g farina di mandorle
20 g miele di acacia
34 g uvetta ammollata e asciugata
4 g lievito in polvere
vanillina
pizzico sale 

     Procedimento

Sabbiare la farina, già miscelata con la fecola, il lievito e la vanillina, con il burro ridotto a pezzettini. Aggiungere l'uovo sbattuto con lo zucchero- senza montarlo-, il sale, quindi la farina di mandorle e il miele. Lavorare il tutto solo fino ad ottenere un impasto omogeneo; dividerlo all'incirca in tre parti e mescolare l'uvetta solo in una. Imburrare e infarinare uno stampo ( io ho messo sul fondo cartaforno ) da 18 cm di diametro, stendere la prima parte senza uvetta, poi quella con l'uvetta e, infine, l'ultima parte. Livellare con cura. Decorare graffiando la superficie con un pettine adatto, distribuire tutto attorno delle mandorle intere pelate o delle lamelle di mandorle, e infornare a 170° per 25/30 minuti, con forno statico.



mercoledì 7 novembre 2018

TORTA ROVESCIATA DI MELE E CANNELLA





Ho visto in rete un filmato che mostra passo passo come fare questo dolce. Lo chiamano pomposamente Giant Apple Cinnamon Roll: insomma, tradotto per casalinghe,  un gran rotolo di mele e cannella... :-))
Mi ha  terribilmente stuzzicato, ho subito deciso di farlo ed eccolo qua.
Ho studiato con cura quanto mostrano: il filmato è interessante, ma in conclusione lascia molto da vedere ma  assai poche informazioni su ingredienti e su certe modalità. Per cui il risultato dipende quasi tutto dalla mia interpretazione.
Si presenta succulento e la fetta, sotto la superficie, è bella da vedere e decisamente buona!

 

 
Il primo pensiero: l'impasto. 
A questo riguardo le indicazioni del filmato sono molto scarse: serve un impasto dolce. Quale? Si capisce che deve essere un lievitato e vien detto che ne servono 500 g.
Ho deciso per un impasto "anonimo" per non interferire con gli altri sapori; per di più non c'è nessun riferimento al diametro dello stampo. Perciò mi son regolata così:

     Ingredienti

500 g farina 00
50 g zucchero
50 g burro
pizzico sale
250 ml latte
20 g lievito di birra
Miscelare in planetaria la farina con lo zucchero e il sale. Intiepidire il latte e sciogliervi il lievito. Aggiungere in planetaria il burro a pezzetti e poi il latte. Lavorare bene l'impasto, formare una palla e farla lievitare al raddoppio.

Nel frattempo si fanno caramellare delle mele. E qui gli ingredienti sono specificati:

100 g zucchero
170 g burro
5 mele, ( si vedono pelate e tagliate a quarti ); ho usato le Fuji, servono mele sode

Si fa caramellare lo zucchero, si aggiunge il burro e poi le mele. Si mescola il tutto per qualche minuto e le mele rilasciano un po' di sughetto.  Secondo questa quantità, ho dovuto scegliere lo stampo, visto che nel filmato non lo dicono; il più adatto: uno da 27 cm di diametro. Sarebbe stato perfetto da 26 cm, che non ho. Ho fatto anche uno sbaglio: ho usato uno stampo dal bordo apribile, e quando ho messo il dolce in forno, una volta ben riscaldato, il sughetto delle mele se n'è andato sul fondo del forno, caramellando lì con mia somma contentezza. 
Avviso ai naviganti: usate uno stampo intero! E coprite il fondo dello stampo molto fittamente con le mele, se no il rotolo penetra negli interstizi, come è capitato a me per aver usato uno stampo poco poco più grande del necessario.




A questo punto mostrano l'impasto steso col matterello a forma di rettangolo, ma di rettangoli ne usano due. Solo qui ho capito che avrei dovuto avere 1000 g di impasto. Pazienza: avevo due volte 435 g. 
Mi sono venuti due rettagoli di 33 x 28 cm. 
Si vede che i rettangoli vengono spalmati di burro; ho usato:

100 g di burro a pomata in totale per le due parti. 

Poi si vede che cospargono una polvere marroncina: certamente la cannella, ma ci deve essere anche zucchero. Ho preparato in totale:

4 cucchiai colmi di zucchero mescolati con 2 cucchiaini colmi di cannella in polvere 

Forse avrei potuto metterne di più per un colore più intenso, ma avevo paura di esagerare.
I rettangoli, così trattati, vengono divisi, ciascuno, in 4 strisce

 


 E qui il gioco si fa difficile: si tratta di arrotolare strettamente le strisce di tutti e due i rettangoli, una dopo l'altra, per formare un unico grosso rotolo.  Ci vuol pazienza, ma anche determinazione per mantenere il rotolo sufficientemente stretto e regolare. Alla fine si appoggia il rotolo sulle mele, centrandolo.



 
Lo si lascia lievitare ancora, coperto, e quindi si inforna a 180° per circa 40/45 minuti.




Una volta raffreddato, si capovolge il dolce sul piatto da portata.
E' stato gradito...

 

lunedì 5 novembre 2018

PACCHERI AL BERGAMOTTO E PESCE




 
Ho ricevuto in regalo questi paccheri, così speciali.




Il problema era: come condirli? Il pacco riporta pure una ricetta, con ingredienti come succo di bergamotto ( dove trovo un bergamotto fresco da spremere? ), gamberi ( si può... ), burro al caviale ( ? ), caviale ( hmmm... ), brodo di pesce bianco...

Ecco: un sughetto di pesce ci voleva. A casa avevo delle belle alici freschissime ( non proprio pesce bianco ), buon olio evo, aglio, prezzemolo e peperoncino ( ne ho messo poco poco ). Basta scottare le alici, ridotte a filetti, nell'olio con l'aglio e- se piace- il peperoncino, e condire i paccheri cotti al dente, aggiungendo prezzemolo tritato. Se avessi avuto un po' di succo o uno spicchio di bergamotto da aggiungere, il gusto sarebbe stato perfetto.